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Biografia
1906 - 9 febbraio. Nasce a Pozzòlo di Villaga (Vicenza), da Antonio Giuseppe Zorzetto e da Spalliviero Caterina, secondo di cinque figli.
1906 - 17 febbraio. Battezzato in casa "in periculo mortis". Gli vengono imposti i nomi di Agostino Torquato.
1915 - 22 settembre. Riceve la Cresima.
1925 - 1926 Servizio militare a Verona nella Sussistenza.
1946 - Due cappuccini tengono la Missione nella parrocchia di Pozzòlo. Torquato confida confusamente il desiderio di entrare in un convento, come laico.
1947 - Muore la mamma.
centenario della nascita
1906 - 2006
Fratello buono e desiderato.
Amico di tutti, non tratteneva nessuno: era di Dio!
1948 - A Pozzòlo arriva il cappuccino p. Beniamino da Enego per un corso di predicazione e lo invita al convento di Schio dove è guardiano (i francescani chiamano in questo modo il superiore del convento) p. Vittorino da Villarazzo.
1948 - 3 febbraio. Entra come terziario oblato nel convento dei Cappuccini di Schio.
1948 - 21 novembre. Prende l'abito di terziario oblato e si chiamerà fra Matteo da Pozzòlo. Gli è assegnato l'ufficio di questuante.
1972 - 7 dicembre. Inizia ufficialmente l'anno di noviziato nel convento di Schio. Maestro è padre Vittorino da Villarazzo.
1973 - 25 dicembre. Professione temporanea.
1977 - 19 marzo. Professione perpetua.
1989 - 3 giugno. Primo sabato del mese. Muore improvvisamente, in cella, al mattino.
1989 - 5 giugno. Lunedì. Solenne funerale nella chiesa di san Francesco al Baratto. Viene sepolto nel cimitero cittadino di Schio.
1989 - 8 dicembre. Inaugurazione dell'altorilievo di Franco Fiabane nel chiostro del convento di Schio.
2002 - 22 settembre. Le spoglie mortali di fra Matteo vengono tumulate nella chiesa dei Cappuccini di Schio.
Tratta da Lorenzo Da Fara, I fioretti di fra Matteo. Un volto nuovo dello Jurodivyj. Provincia Veneta Frati Minori Cappuccini, 1989 (nel centenario della nascita).
Ho trovato un tesoro... in un albero...
Fermati un solo istante...
chiudi gli occhi,
lasciati prendere per mano...
Sopra un colle assolato, dopo un'erta salita,
il vento ci accarezza la faccia
e ci porta lontano i cattivi pensieri;
davanti a noi si erge maestoso un albero,
d'intorno, a far da cornice,
distese di campi di grano dorati punteggiati qua e là da papaveri rossi.
Nell'aria c'è profumo di farina...
i campi di grano saranno spiga, chicco e poi pane
grazie al lavoro dell'uomo e all'aiuto di Dio.
Il nostro albero è alto e maestoso, e si erge fiero,
sembra toccare il cielo con i suoi rami:
siamo così piccoli al suo cospetto
che quasi ci incute timore.
Saranno il suo essere fiero, sicuro delle sue radici,
e l'alleanza stretta con Madre Terra, a renderlo così.
I rami e la corteccia hanno incise le tribolazioni
di un crescere quotidiano,
i temporali, il peso della neve, le carezze e le sferzate del vento.
Il gocciolio della pioggia e il caldo buono del sole
lo hanno reso l'albero più bello.
I suoi rami, a guardarli bene,
ci ricordano le braccia di una madre affettuosa e protettiva,
che avvolge e protegge senza costringere.
Le sue foglie, prima gemme poi foglia,
poi farfalla multicolore in autunno,
segnano il trascorrere delle stagioni e il passare del tempo.
Ma quell'albero ha nascosto bene nel frutto il suo tesoro più prezioso,
la sua voglia di vivere, crescere, credere di nuovo alla vita,
di amare con semplicità senza compenso alcuno...
L'albero ha lasciato andare i suoi frutti per la loro strada,
sicuro di averli amati.
Ogni frutto di quell'albero è un pezzetto di tesoro,
ed è così perché ricco della linfa vitale, amorevole e abbondante,
che il suo albero gli ha dato, rubandola con forti radici alla Madre Terra.
Ognuno di noi è frutto di un albero grande, la nostra famiglia.
A Matteo quest'albero ha dato la sua ricchezza più grande,
la semplicità di amare.
Quella semplicità che solo Madre Terra
illuminata da Dio
sa mettere in ogni frutto presente sulla terra
e che gli dà motivo per esistere.
Tratto dall’opuscolo Circolo Culturale Cappuccini (cur.), Fra Matteo. Le radici. Schio.
Fra Matteo in preghiera
Poesia di Fra Vinicio
Non so, se so, chi sia un santo.
Ma io non ho incontrato una persona che provocasse in me;
il problema di Dio come lui.
Non so, se so, chi sia un santo.
Ma io non ho mai conosciuto nessuno che stimolasse in me
il senso della trascendenza, il senso di una presenza
del totalmente Altro, dell'Ineffabile "tremendo" come lui.
Non so, se so, chi sia un santo.
Ma nessuno come lui ha fatto risvegliare in me
la nostalgia di essere santo e la tristezza di non esserlo.
Matteo, ti ho voluto bene e mi hai voluto bene.
Matteo, ti voglio bene.
Passami "tuo mantello".
fra Vinicio
Tratta da Lorenzo Da Fara, I fioretti di fra Matteo. Un volto nuovo dello Jurodivyj. Provincia Veneta Frati Minori Cappuccini, 1989 (nel centenario della nascito).